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L’arte urbana come risposta all’isolamento e per dare voce alle comunità. 

Si palesa per me la necessità di una figura, l’Artista di Quartiere (the District Artist) che, tramite escamotage linguistici, riesca a portare continuamente attenzione e visibilità ai territori marginali, all’altrove.

(A. Bulgini)

Concluso il workshop "Opera Viva, l'Artista di Quartiere, the District Artist" svoltosi tra settembre e ottobre 2020,  l'attività continua con interventi di arte urbana, una pubblicazione e una mostra in primavera 2021.

 

il workshop, presentato da Associazione Flashback, nato dall’idea dell’artista visivo Alessandro Bulgini e a cura di Christian Caliandro, è vincitore del bando “Creative Living Lab - II Edizione” promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC e realizzato in collaborazione con il Segretariato Regionale del MiC per il Piemonte. 

 

Il workshop ha coinvolto e coinvolge 10 artisti giovanissimi provenienti da Torino e da tutta Italia, studenti o neolaureati di Accademie di Belle Arti italiane, che hanno lavorato con l’artista e il curatore nel quartier generale di Barriera di Milano a Torino, da anni al centro della pratica di Bulgini, e nei territori di appartenenza degli altri giovani artisti tramite un contatto continuo online in un laboratorio intensivo di quattro settimane. 

IL WORKSHOP

L’attività ha avuto il duplice fine di sensibilizzare le istituzioni locali per il fattivo inserimento nel proprio organico della figura dell'Artista di Quartiere e di fornire agli artisti gli strumenti, intellettuali ed empirici, per poter agire in tale veste. Gli artisti selezionati hanno creato un loro modo di operare sul territorio attraverso l’arte per poi portare la metodologia acquisita nei territori di appartenenza. Ciascuno è stato chiamato a relazionarsi con la quotidianità della comunità e si è fatto interprete e creatore. L’arte come pratica quotidiana è stata utilizzata per attivare e supportare le trasformazioni sociali. Il seminario si è basato sull’idea di relazione come primo elemento necessario; relazione sia con gli abitanti che con il paesaggio urbano.

 

Questa fase, sempre attiva, è fondamentale per capire su quale tipo di interventi focalizzare l’attenzione e si lega indissolubilmente alle necessità del territorio. Nella relazione con “l’altro” l’artista è chiamato ad assumere un punto di vista simile a quello dell’etnologo che studia una società primitiva sconosciuta, deve imparare a non dare nulla per scontato, a interrogarsi sul significato di pratiche e rituali della vita quotidiana. L’ordine sociale rivela una natura fluida, negoziata e costruita giorno dopo giorno dai tanti soggetti che si relazionano uno con l’altro. Il radicamento dell’agire dell’artista sul territorio porta alla creazione di una nuova figura dalle connotazioni ibride, interprete empatico traduce bisogni e necessità ed elabora un nuovo linguaggio contingente e quotidiano che si inserisce perfettamente nella società operando piccoli cambiamenti nella vita della comunità di riferimento. Si tratta di interventi microsociologici che producono conseguenze positive sulla vita degli individui (Goffman). Alle regole è affidata la nostra percezione della solidità della vita di ogni giorno, ma le regole in una società che sta cambiando velocemente sono scombussolate, non sono più univoche perchè appartenenti a comunità differerenti e anche molto lontane tra loro. Tutto ciò genera insicurezza. E’ dunque un’azione di interpretazione e mixaggio quella che compie l’artista, “mixa la musica” che percepisce sul territorio per partecipare alla creazione di una nuova melodia che sia, anche nel suo quotidiano evolversi, armonica.

GLI ARTISTI DEL WORKSHOP

Ado Brandimarte (Ascoli Piceno, 1995), Valentina Catano (Foggia, 1993, vive e lavora a Roma), Marco Curiale (Torino, 1998), Vincenzo Francesco Di Chiano (Trani, 1995, vive e lavora a Foggia), Francesca Fiordelmondo (Osimo, 1995, vive e lavora a Torino), Brenno Franceschi (Torino, 1998), Giuseppe Formiglio (Foggia, 1990), Manuel Picozzi (Colleferro, 1997, studia a Frosinone), Beatrice Sacco (Torino, 1993), Sara Tosti (Perugia, 1994).

workshop

Il progetto “Artista di Quartiere” sarà l’occasione per mettere a punto un vero e proprio metodo di intervento artistico nello spazio urbano, a sua volta ispirato alla ricerca “Opera Viva” di Alessandro Bulgini: si tratta fondamentalmente di una trasformazione dello sguardo sulla realtà, dell'attitudine, della disposizione d'animo. L’opera d’arte diventa dunque in questo senso una sorta di “stato” (e non un oggetto), una condizione (e non un prodotto) mobile e mutevole, aperta nei confronti del contesto di riferimento - il quartiere, appunto - in grado di dare luogo al non ordinato, al non conosciuto, all’imprevisto.

 

La residenza-laboratorio della durata di circa un mese – dal 21 settembre al 18 ottobre – vedrà coinvolti sia in presenza che a distanza 11 artisti giovanissimi provenienti da alcune Accademie di Belle Arti italiane (oltre a Torino, Foggia, Frosinone, Perugia e Macerata), che seguiranno una serie di workshop quotidiani volti a scoprire e indagare questo metodo, e ad affinare un approccio che a che fare tanto con l’arte e la creatività quanto con l’esistenza. Gli artisti torinesi esploreranno con Bulgini un quartiere stratificato, stimolante e sfaccettato come Barriera di Milano - che già nel corso di questi anni è stato oggetto dei progetti “Decoro Urbano Barriera di Milano” e “Opera Viva Barriera di Milano – il Manifesto” - entrando in contatto diretto e profondo con il suo contesto e soprattutto con la sua comunità. Nella convinzione quindi che lo spazio urbano non sia semplicemente fisico, fatto cioè di infrastrutture e di edifici, ma anche e soprattutto umano, costituito da storie e rapporti tra le persone. Gli artisti residenti fuori Torino studieranno praticamente questa metodologia, applicandola alla propria città e al proprio contesto di riferimento.

 

Dal punto di vista teorico e critico, gli 11 giovani affineranno la loro conoscenza del percorso storico che precede e sottende questa concezione dell’opera come infrastruttura di relazioni, attraverso una serie di otto workshop online. Orientando infatti la prospettiva sul passato e sul presente, ci si soffermerà su alcune opere d’arte contemporanea (non solo visive, ma appartenenti a più territori: musica, letteratura, cinema, architettura) che permettono di adottare tecniche, tattiche e strategie dell’anti-display (vale a dire del nascondimento, del non esporsi, del non mettersi in mostra): da Kurt Schwitters a Jackson Pollock, da Andy Warhol a Martha Rosler, da Maria Lai a Marina Abramovic, da Arthur Jafa a Hito Steyerl, queste pratiche e queste visioni permettono all’arte di oggi di inoltrarsi nel “rumore bianco” dell’esistenza quotidiana, delle azioni e delle relazioni umane.

 

Il lavoro complessivo di ricerca si tradurrà in una serie di interventi nello spazio pubblico, a Torino e nelle altre città coinvolte, che verranno restituite in forma espositiva durante la fiera Flashback, e in seguito in un libro-vademecum che verrà pubblicato nella primavera del 2021.

 

Christian Caliandro è storico e critico d'arte contemporanea, è nato a Mottola (TA) nel 1979. Ha insegnato “Media e Narrative Urbane” presso l’Università Iulm di Milano e attualmente insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia. Nel 2001 si è laureato in Lettere Moderne presso l'Università Pisa e nel 2002 ha conseguito il diploma in Discipline Storico-artistiche presso la Scuola Normale Superiore; nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca in storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Siena, e ha vinto il premio MAXXI-Darc per la critica d'arte contemporanea.
È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Nel 2006 ha vinto la prima edizione del Premio MAXXI-Darc per la critica d’arte contemporanea italiana.  Tra i suoi libri: “La trasformazione delle immagini. L’inizio del postmoderno tra arte, cinema e teoria, 1977- ’83” (Mondadori Electa 2008); “Italia Reloaded. Ripartire con la cultura” (Il Mulino 2011, con Pier Luigi Sacco); “Italia Revolution. Rinascere con la cultura” (Bompiani 2013) e “Italian Evolution. Crescere con la cultura (Meltemi Editore Mimesis Edizioni).  Dal 2003 al 2011 ha collaborato con “Exibart”, dirigendo le rubriche inteoria e essai. Dal 2011 collabora con “Artribune” curando le rubriche inpratica e cinema; collabora con "minima&moralia" e "che-Fare", e ha collaborato con “La Gazzetta del Mezzogiorno”, "Il Corriere del Mezzogiorno", “"Left", doppiozero”, “alfabeta2”.
Ha curato mostre personali e collettive, tra cui: “The Idea of Realism // L’idea del realismo” (2013, con Carl D’Alvia), “Concrete Ghost // Fantasma concreto” (2014), entrambe parte del progetto “Cinque Mostre” presso l’American Academy in Rome; “Amalassunta Collaudi. Dieci artisti e Licini”, Galleria d’Arte Contemporanea “Osvaldo Licini”, Ascoli Piceno (2014); “Sironi-Burri: un dialogo italiano (1940-1958)”, spazio CUBO (Centro Unipol Bologna, 2015); “RIFTS_Abate, Angelini, Veres”, Artcore, Bari (2015); "Cristiano De Gaetano: Speed of Life", Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (2017); "Now Here Is Nowhere. Six Artists from the American Academy in Rome", Istituto Italiano di Cultura, New York (2017); le quattro edizioni di "Taranto Opera Viva" (2015-2019), progetto di Alessandro Bulgini per l'isola di Taranto Vecchia, le quattro edizioni de "La notte di quiete", ArtVerona, Verona, quartiere Veronetta (2016-2019) e le cinque edizioni del progetto "Opera Viva Barriera di Milano", Flashback, Torino (2016-2020)

Il workshop ha vinto bando “Creative Living Lab - II Edizione” promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC e realizzato in collaborazione con il Segretariato Regionale del MiC per il Piemonte.

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